ABSTRACT
Nel presente articolo, è stato preso in esame il Disturbo nacisistico di Personalità, partendo dal contributo dato da: Freud; Kohut e Kemberg fino ad arrivare al contributo di C. Chabert. C. Chabert ha sottolineato gli aspetti che si possono osservare nel test di Rorschach in pazienti con Disurbo Narcisistico di personalità. Nell’articolo è stato preso in considerazione lo choch al colore rosso nelle tavole II e III ed in conclusione lo choch al vuoto ovvero la sensibilità verso il colore bianco.
In psicologia, il Disturbo Narcisistico di Personalità è caratterizzato da: una modalità pervasiva di grandiosità, esibizionismo, fantasie di onnipotenza, ipersensibilità al giudizio degli altri, mancanza di empatia, modalità di pensiero e comportamento disadattivi che si manifestano in modo pervasivo, rigido e appparentemente permanente e da una scarsa consapevolezza. La mobilitazione della rabbia narcisistica rappresenta l’espressione di un Sé danneggiato, esso, si riattiva ogni volta che si verifica una mancanza o un senso di vergogna. I sentimenti di vergogna e timore di essere svergognati, pervadono spesso l’esperienza soggettiva dei narcisisti. La vergogna è il sentimento che la persona ha quando pensa di poter essere considerata cattiva, in tal caso, la persona si sente debole e impotente. L’invidia è un fenomeno connesso alla persona narcisista, la quale, è interiormente convinta di avere qualche mancanza, di essere continuamente a rischio, di essere scoperta nel profondo, nelle proprie debolezze, è invidiosa di coloro che appaiono soddisfatti o che hanno risorse che potrebbero compensare le loro mancanze. L’invidia può essere anche alla base dell’atteggiamento giudicante di se stessi e verso gli altri. (McWilliams)
Le persone strutturate narcisisticamente utilizzano come difese, prevalentemente l’idealizzazione e la svalutazione. Queste due difese sono tra loro complementari: quando il Sé è idealizzato gli altri sono svalutati e viceversa.
Con la psicoanalisi il narcisismo è diventato un concetto centrale in quanto viene individuato come elemento costitutivo e originario della soggettività umana. Freud definisce il narcisismo come fase intermedia dell’evoluzione sessuale che si colloca tra l’autoerotismo e l’amore oggettuale, tesi che è stata ripresa nel 1914 nel saggio Introduzione al narcisismo. (3) In questo importante lavoro il narcisismo viene rivisto come una forma d’investimento pulsionale necessario alla vita soggettiva, non più dunque come una condizione psicopatologica ma come un dato “strutturale” all’origine della formazione dell’Io. Freud distingue due forme di narcisismo: primario e secondario. Il narcisismo primario è così definito in quanto designa uno stato precoce in cui il bambino investe tutta la sua libido in se stesso, nel proprio sé, che all’inizio è un Sé corporeo, il quale può essere investito solo grazie alle cure materne, e che corrisponde al periodo in cui il bambino crede all’onnipotenza dei suoi pensieri. Questo narcisismo regge fino al momento in cui l’Io incomincia a investire libidicamente le rappresentazioni di certi oggetti, trasformando la libido narcisistica in libido oggettuale. Freud inoltre mette in rilievo la posizione dei genitori nella costituzione del narcisismo primario dell’enfans (His majesty the baby). Il loro amore nei confronti del figlio “che deve appagare i loro sogni e desideri irrealizzati” è, di fatto, una reviviscenza del loro narcisismo tornato a nuova vita (1914). Il termine Narcisismo secondario designa invece un ripiegamento sull’Io della libido, impedendo in tal modo un effettivo interscambio con la realtà esterna ed un conseguente impoverimento.
Kohut nel 1971 è stato il primo ad usare l’espressione “sé grandioso” per rendere il senso di ingigantimento e superiorità che caratterizza una polarità del mondo interiore del narcisista. Kohut ritiene il narcisismo come la conseguenza di un fallimento nell’integrazione del Sè grandioso e dell’immagine genitoriale idealizzata. Alcuni bambini frustrati da genitori non empatici, per non frammentarsi ripiegheranno sviluppando un Sè grandioso o su un’immagine genitoriale idealizzata. O. Kemberg nel 1975 analizza il livello di organizzazione strutturale che caratterizza la personalità borderline, individuando un insolito grado di autoconpiacimento, un incontenibile bisogno di essere amato e ammirato, un senso di sè grandioso. La vita emotiva è povera, così come la capacità empatica per i bisogni degli altri.
Catherine Chabert nel 1983 in Psicopatologia e Rorschach (1) propone una riformulazione dei concetti proiettivi del test di Rorschach in termini più psicoanalitici. Il suo lavoro si propone di portare alla luce le condotte psichiche sottostanti ai diversi fattori del Rorschach utilizzando la formulazione dell’apparato psichico elaborata da Freud. Il riferimento al contenuto manifesto e al contenuto latente è particolarmente operante nell’analisi del materiale proposto al soggetto. Questo concetto ammette che esiste sia una risonanza fantasmatica, che una riattivazione di contenuti latenti aventi a che fare con la dinamica dello sviluppo della libido.
Choc al rosso nelle tavole II e III del test di Rorschch
Nel test di Rorschach (4), la tavola II valuta la capacità e la forza dell’Io di far fronte agli stress, all’aggressione, alla minaccia e al dolore. Misura il grado di maturità del soggetto; la sua sensibilità; la sua storia affettiva infantile e soprattutto il rapporto tra affettività e sessualità. Inoltre la tavola favorisce risposte cinestetiche. Attivando la pulsionalità primitiva cioè quella affettiva-sessuale e aggressiva. È prima tavola bicromatica, sono presenti tre colori che possono evocare:
- NERO oscurità, solitudine, depressione, morte
- BIANCO affettività fredda
- ROSSO sangue, amore, sesualità, femminilità, pulsionalità aggressiva sia al livelo primario ( esplosione,spezzamento, frammentazione) che, a livello secondario (lotta, competizione)
Nel narcisismo è possibile notare uno choch al rosso, collegato ad una negazione dei movimenti pulsionali, che solitamente possono essere mobilitati in termini libidici o aggressivi. Nelle risposte generalmente, viene evidenziata oltre ad un’ incapacità d’integrazione dei movimenti pulsionali, una prevalenza delle disorganizzazioni che indicano l’insufficienza delle difese. Nella maggioranza dei casi il rosso non è utilizzato, né integrato nelle risposte, quando lo è, viene utilizzato solo come punto di riferimento descrittivo per delimitare il contorno dell’immagine. Non c’è associazione con il rosso, vi è invece una rilevante tendenza al non sapere, all’incertezza, tendenza che viene interpretata come una drastica negazione dell’impatto pulsionale del colore. Esempio: Cosa potrebbe essere? Non lo so, non mi dice niente!
La tavola III del test di Rorschach (2), valuta le relazioni interpersonali, in quanto stimola la percezione di contenuti umani in movimento. A seconda del contenuto umano e dal tipo di movimento, è possibile risalire al tipo di relazione oggettuale inconscia che il soggetto ha superato e che vive. Nel narcisismo le riposte di movimento che appaiono alla tavola III sono caratterizzate dal dubbio per quanto riguarda l’azione proiettata e da un atteggiamento di evasiva neutralità.
Esempio: “Questi due esseri umani che tengono qualcosa.” “Sono due personaggi, stanno facendo una figura di stile durante un balletto. Non è molto estetica, ma c’è una notevole simmetria. Mi piace questa simmetria, è perfetta nonostante le macchie rosse. Si ha la sensazione di un riflesso di un personaggio verso l’altro, e dall’altro verso il primo.”
Questo esempio sembra condensare le caratteristiche di relazione narcisistica, ossia la tendenza ad immobilizzare il movimento pulsionale negando la dimensione sessuale ed aggressiva. L’investimento della simmetria mostra l’attrazione verso la relazione speculare, ma viene bloccata attraverso l’idealizzazione e ritorna il rifiuto della pulsione. Le cinestesie sono rappresentate spesso in termini di scissione, o iper-valorizzate o iper-svalutate, come se ci fosse un’impossibilità a realizzare una integrazione equilibrata degli stati cinestesici: se gli oggetti sono percepiti nella loro esaltata onnipotenza o nella loro umiliante decadenza è perché sono il riflesso di immagini contraddittorie che il soggetto ha di se stesso. Un altro aspetto importante è la visione della figura umana devitalizzata, come la risposta “statua”. Questo ci informa sia della lotta del soggetto per negare la fonte interna delle pulsioni, ma ci segnala anche la particolarità della rappresentazione di sé, la freddezza della statua, l’assenza di calore. Infine una caratteristica non trascurabile si manifesta nell’assenza di scelta identificatoria in termini sessuali, le immagini umane sono poco definite rispetto alla loro appartenenza al genere maschile o femminile.
Choc al vuoto: sensibilità verso il colore bianco
C. Chabert sottolinea “l’angoscia bianca”, che esprime la perdita subita a livello narcisistico. L’indice di questo tipo di funzionamento è la ripetuta comparsa della risposta C’. La siglatura C’ viene data in un protocollo quando c’è una particolare sensibilità al colore bianco, ma anche al grigio, al nero, rilevati come colori. Le C’, dice Anzieu, nel 1985, rilevano innanzitutto una sensibilità periferica, che si riferisce essenzialmente al sensoriale, al visivo o al tattile, sensibilità che evidenzia un sovrainvestimento della sensazione, utilizzata al fine di mantenere delle barriere ma che costruisce anche una modalità difensiva contro l’emergere di rappresentazioni inconsce. Le risposte C’sono connesse con le relazioni precoci e dunque con la depressione di base del bambino, e la loro comparsa nelle tavole dal simbolismo materno, evidenza la loro associazione con temi di freddo e mancanza, ponendo l’accento su insoddisfacenti relazioni con l’imago materna; infine il ripiegamento narcisistico implica l’estinzione delle spinte pulsionali nella loro ricerca di soddisfazione: in questo caso, di nuovo, il C’ attesta lo sforzo per neutralizzare i fuochi del desiderio ovvero la morte pulsionale. La sensibilità viene utilizzata al fine di mantenere delle barriere, ciò indica un’evidente modalità difensiva contro l’emergere di rappresentazioni inconsce. La localizzazione abituale di queste C’ riguarda lo spazio bianco. L’utilizzazione del bianco come colore esprime una risonanza acuta al vuoto, alla mancanza, alle lacune affettive.
Esempi: Tav. II: “Una luce abbagliante” ,“Il colore molto luminoso nella nebbia molto scura” ,”Una luce bianca”
In conclusione dai protocolli Rorschac in pazienti affetti da disturbo Narcisistico di personalità si evince una prevalenza del nero-grigio-bianco che induce associazioni depressive riattivando sentimenti di vuoto, l’emergere di sensazioni e/o di fantasmi in relazione con la morte. La presenza di colori intensi come il rosso, il suo legame con la comparsa di moti pulsionali, possono mobilitare difese specifiche per salvaguardare il narcisismo, nello sforzo di mantenere uno stato di stasi, che evita qualsiasi ingerenza della pulsione e del suo oggetto.
BIBLIOGRAFIA
1.Chabert, C. (1988) Psicopatologia e Rorschach, Raffaello Cortina, Milanop
2.Calia, R., Di Silverio , A., Saraceni, C. (2012). Appunti di Psicodiagnostica Il test di Rorschach. Roma: Aples Italia, 2012
3.Freud S. (1914). Introduzione al narcisismo. Freud Opere, 7: 441-472. Torino: Boringhieri, 1975.
4.Klopfer, B. Davison, H.H, (1971) La tecnica Rorschach Manuale introduttivo O.S., Firenze